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Tutto cominciò da un gruppo di ragazzi, i cui nomi sono sconosciuti ai più. Era il 1904 quando una decina di quattordicenni, tesserati per la Società Sportiva Mens Sana in Corpore Sano, in netto contrasto ideologico e sociale, ruppe con la società di appartenenza, dando vita alla Società Studio e Divertimento. A caratterizzare l'anima popolare e genuina del nuovo sodalizio, fu adottata un'affascinante casacca a scacchi bianconeri, i colori di Siena, quelli della gloriosa Balzana. Podismo, pesistica e ciclismo, furono i primi sport praticati, ma ben presto si affacciò una nuova disciplina sportiva importata d'oltre manica: il football. Nel 1908 la società cambiò denominazione assumendo quella di Società Sportiva Robur, e contemporaneamente cominciarono le prime sfide di football. La Piazza d'Armi era il teatro di questo nuovo sport che, nonostante un terreno improponibile, la mancanza di mezzi e una certa carenza tecnica e fisica dei contendenti, suscitò fin da subito l'interesse dei cittadini senesi, interesse che aumentò ulteriormente quando la Robur cominciò a contendere la vittoria a compagini di città e paesi vicini.
Tutto andò avanti all'insegna del sano divertimento fino al 1921, quando i dirigenti del momento decisero di iscrivere la S.S.Robur al suo primo campionato ufficiale che si concluse con una trionfale promozione. Ad eccezione di un paio di elementi tutti gli atleti erano di Siena o dintorni, e questo provocò un maggiore coinvolgimento da parte degli sportivi senesi. Tra alti e bassi il football si affermò definitivamente e ben presto si trovò a festeggiare un traguardo prestigiosissimo. Dopo qualche anno di apprendistato, la Robur, nei primi anni '30, era arrivata ad essere una delle società più organizzate della Toscana e ben presto il lavoro dei tanti appassionati che ne costituivano l'anima dette i frutti auspicati. Nel campionato 1933-34 cambiò ancora la denominazione in Associazione Calcio Siena (Robur 1904), seguendo una moda del momento che voleva il nome della squadra uguale o riconducibile a quello della città di appartenenza. Nella stagione successiva, il Presidente Sampoli assunse un tecnico di grande prestigio, Bachmann, a cui venne consegnata una squadra che il Segretario Alfio Pistolesi aveva abilmente assemblato, pescando a piene mani dalle squadre del nord Italia. Il Siena, vincendo il proprio girone, ottenne l'ammissione alle finali che avrebbero sancito la promozione in serie B. Il 21 luglio del 1935, sul neutro di Pistoia, i bianconeri travolsero la Reggiana con un perentorio 7-0 e per la prima volta, nella sua pur breve storia, il nome dell'AC Siena apparve tra le squadre che avrebbero disputato il campionato di serie B. Un grande traguardo, forse giunto troppo presto. La serie B è categoria dura e selettiva, che non permette ampi margini di errore. Il Siena ne commise qualcuno di troppo che unito alla falcidie degli infortuni e del richiamo alle armi per la guerra d'Etiopia, completarono il quadro. Fu subito retrocessione nel nuovo campionato di serie C, ma il percorso era stato tracciato. Pistolesi si rimboccò le maniche per rifondare la squadra, imponendosi di ritornare nel giro di 2-3 stagioni, a riassaporare il gusto sofisticato della seconda serie nazionale.
E nel 37-38 il sogno divenne realtà. La Robur prese subito il comando della classifica non lasciandolo più fino alla fine, infliggendo un distacco di ben 12 punti al Ravenna secondo classificato. Una marcia trionfale, suonata da un'orchestra perfetta così composta: Erbinovi, Manni, Passalacqua, Biasotto, Pellegatta, Macchi, Renoldi, Lenzi, Bandini, Solbiati, Ricci. La stampa nazionale fu "costretta" ad occuparsi del fenomeno Siena dedicandogli ampio spazio. Il ritorno in serie B era un dato di fatto, ma quello che più contava era che questa volta non sarebbe stato un passaggio momentaneo. Per il nuovo torneo fu costruito un nuovo stadio, il "Rino Dauss", inaugurato l'8/12/1938 da un' amichevole con l'Empoli e che dopo aver cambiato il nome prima in Rastrello e poi in A.Franchi, è giunto fino ai giorni nostri.
Gli anni che seguirono furono di grande soddisfazione per gli sportivi bianconeri, caratterizzati da prestigiose vittorie, su tutti quella con la Fiorentina e da campionati di vertice, in uno dei quali, 38-39, perdemmo per un solo punto la promozione in serie A, tanto che il Siena era una delle società italiane più apprezzate. Un' intera città seguiva questa squadra, lasciando agli altri sport meno delle briciole. Il Siena non temeva nessuno, nemmeno il grande Bologna "che tremare il mondo fa", incontrato nella fase finale di Coppa Italia. A Siena furono due pareggi, si due, perché dopo la prima partita terminata in parità, il Siena fece ricorso, vincendolo, per un errore tecnico dell'arbitro, costringendo il Bologna ad un incontro bis. E al ritorno i Felsinei, preoccupati dalla forza dei senesi, pensarono bene di allagare il campo per frenare le giocate dei velocissimi bianconeri. Si perse, ma tutti i giornali d' Italia parlarono solo del Siena! C'era però un' ombra che stava per avvolgere tutto, per distruggere la tranquilla vita quotidiana degli italiani : la guerra. Con il coinvolgimento dell'Italia nel secondo conflitto mondiale, cessò ogni tipo di manifestazione sportiva e così fino alla fine della guerra. Nel 45-46 la ripresa fu lenta ma decisa. In quel campionato furono deliberati due gironi di serie A, questo per le disastrose condizioni in cui si trovavano le strade dopo la liberazione e le conseguenti difficoltà di spostamento.
Per raggiungere un numero adeguato nel girone sud, fu deciso di "promuovere" alcune tra le migliori squadre di serie B, e il Siena era tra queste. L'anno successivo ricominciò, pur tra mille difficoltà, l'attività a pieno regime e fu decisa una drastica riduzione delle squadre partecipanti alla serie B. Le prime sette di ogni girone avrebbero mantenuto il posto in serie cadetta, le altre in serie C. Il Siena arrivò ottavo a due punti dal Pescara e retrocesse in terza serie. Con questa retrocessione finirono gli anni più belli della storia bianconera, almeno fino a... ma non corriamo.
Il calcio del dopoguerra era profondamente cambiato e certi traguardi per realtà piccole, come Siena, diventarono vere chimere. Mancavano soldi e idee e questo portò ad un ridimensionamento delle ambizioni bianconere. Un paio di anni di serie C e poi, nuova riforma dei campionati con riduzione delle squadre di serie C. Per salvarsi bastava arrivare terzi: il Siena arrivò quarto ad un punto dalla Samb e conobbe così l'onta della IV Serie.
Anni bui, caratterizzati da debacle incredibili, rese maggiormente dolorose dai tantissimi ricordi del recente passato e tutto questo fino alla metà degli anni '50, quando si affacciò sulla scena bianconera un giovane rampollo di una nota famiglia di pasticceri senesi: Danilo Nannini. Il giovane dirigente ha tutto: passione ( era un ex giocatore), mezzi, ma soprattutto idee, tante idee, a prima vista "bizzarre", ma alla prova dei fatti, vincenti. Inizia in questi anni un'altra fase importante della storia bianconera, fatta di meno successi eclatanti, ma sicuramente positiva se rapportata ai mutati equilibri che caratterizzano il periodo.
Nel 55-56, dopo che l'anno precedente era svanita la promozione in serie C in un drammatico spareggio, Nannini si presentò ad Empoli con un consistente assegno, portando in maglia bianconera un gruppo di validi giocatori che avevano fatto la fortuna dell'Empoli in serie C. I fasti del passato, seppur ridotti nel valore assoluto, sembrarono ritornare. Il Siena ritornò in serie C e completò l'anno con un prestigioso trofeo, il titolo di Campione d'Italia di IV serie. Nannini capì subito che le finanze bianconere non potevano competere con la potenza economica delle altre società, e si inventò un modo nuovo di fare calcio, una strategia che, fino al suo esaurimento fisiologico, permise al Siena di essere considerata un delle società migliori della serie C. Ad una imprescindibile politica dei giovani da lanciare, il Presidente affiancò quella di cercare in giro per l'Italia giocatori di un certo nome, ex di serie A e B, ancora giovani, caduti in disgrazia e provvedere ad un loro recupero. Il "prodotto ricondizionato", veniva poi subito ceduto, soprattutto alle società del Sud, alla continua ricerca del grande nome per accontentare piazze sempre più enti. Con questa politica il Siena schierò sempre buone squadre e addirittura sfiorò clamorosamente la promozione in serie B. Avvenne nel 1958-59 grazie ad una squadra pressoché perfetta, guidata dal grande Pugliese. Il Siena, dopo un campionato di testa, fu raggiunto dall'Ozo Mantova di G.B. Fabbri, che ottenne così la possibilità di uno spareggio per la promozione. Questo si svolse a Marassi, ma nonostante la superiorità numerica dei bianconeri, furono i virgiliani a staccare il biglietto per la serieB. Quello che era un sogno restò tale e la realtà fu rappresentata da una serie di onorevoli campionati, in cui il Siena recitò spesso brevi parti da protagonista. Nannini sempre più in affanno per far quadrare i conti, lanciò a più riprese appelli per un maggiore coinvolgimento, ma non ottenne mai risposte positive.
Alla fine degli anni '60, dopo un interregno di Gianfaldoni, lasciò la presidenza e il Siena, che nel frattempo era retrocesso in serie D, si ritrovò ad un passo dal fallimento, visto che nessuno aveva l'intenzione di assumersi l'onere della presidenza. Fu un quadrunvirato di sportivi che salvò la situazione: Beneforti, Ceccuzzi, Mascagni e Tambani. Dopo un breve periodo di gestione collettiva, Beneforti, ex medico sportivo, assunse la Presidenza e cercò di ricostruire una società e una squadra pressoché inesistenti. Qualche anno di apprendistato e poi nel 75-76 il ritorno in serie C, sotto il segno della coppia di bomber Ferranti e Pazzaglia e l'abile mano di Ettore Mannucci. La società aveva fatto uno sforzo incredibile per raggiungere il traguardo e avrebbe avuto bisogno di un certo sostegno della città e delle sue Istituzioni, ma queste, rimasero sostanzialmente sorde alla richiesta di intervento. Fu ancora una volta crisi, aggravata da una retrocessione maturata dopo l'ennesima ristrutturazione dei campionati: le prime dodici si salvarono, il Siena giunse 13° a due punti. Una costante maledizione! Dopo trattative interminabili, fallì un progetto ambizioso e fortuna volle che Danilo Nannini si arrese alle sollecitazioni dei tifosi e delle autorità e ritornò alla guida della società. Era una gestione a tempo, come volle subito precisare il Presidente, ma ciò non impedì il ritorno in C1 nell' 81-82. Ma fu un fuoco di paglia, il canto del cigno di un dirigente che ormai aveva già dato tutto al calcio senese. Cercò un acquirente e a metà degli anni '80, passò definitivamente la mano ad una cordata di imprenditori romani, tra cui Max Paganini. L'Avvocato romano-ferrarese è stato, senza ombra di dubbio, un protagonista della storia del Siena fino alla fine degli anni '90. Tanti giovani scoperti e fatti maturare, due campionati vinti e due retrocessioni, 10 anni consecutivi in serie C1 e il lancio di tanti allenatori.
La sua gestione fu caratterizzata da alti e bassi incredibili, da gesti di amore con i tifosi, a grandi contestazioni, ma nessuno potrà mai dire che non sia stato uno dei personaggi più importanti della storia bianconera, soprattutto se si prende in considerazione il periodo in cui ha svolto il mandato. La storia tra Paganini e il Siena era finita da tempo, quando decise di passare la mano. Nel 1997, a poche domeniche dall'inizio del campionato, lasciò il ponte di comando a favore di Claudio Corradini, elemento di spicco della SNAI Servizi , che rilevò il pacchetto azionario di Paganini.
Dietro ai primi interventi del gruppo SNAI, che permisero una salvezza difficile ed ai programmi presentati, tutto l'ambiente bianconero fu invaso da un'incredibile entusiasmo, che toccò l'apice alla presentazione in Piazza del Campo della squadra che avrebbe dovuto portarci in serie B. Ma, anche in questo caso, i sogni muoiono all'alba e, dopo un anno tra i più travagliati dell'intera storia del Siena, l'unico obbiettivo che fu raggiunto fu una salvezza faticosa ai play-out. Una lunga serie di polemiche caratterizzarono l'estate del '99, tutte legate al passaggio delle azioni di proprietà della SNAI, un interminabile tira e molla, che si concluse alla vigilia dell'inizio del campionato, con l'avvento di un gruppo di imprenditori: Pastorello, Ponte, Salvietti, Pianigiani, Mangiavacchi e Verdiani, il famoso 40-40-20. L'allenatore Sala ottenne la conferma dei pezzi pregiati e dopo una partenza in sordina, ingranò la quarta sbaragliando tutto il campo delle pretendenti. Il Siena vinse il suo girone e ritornò trionfalmente in serie B, tra la gioia incontenibile dei suoi tifosi che festeggiarono l'avvenimento per tante settimane.
E da ora non è più storia ma attualità. Un campionato tranquillo e una salvezza senza affanni, era il programma dell'anno successivo, e l'obbiettivo fu raggiunto agevolmente. Ma nonostante il grande successo qualcosa comincia a scricchiolare. A livello tecnico, Sala l'allenatore della rinascita, cede alle sirene cagliaritane e lascia la squadra, mentre anche in società non tutto è tranquillo. Pastorello cede le sue quote a Paolo De Luca, mentre Ponte scalpita perché vorrebbe più spazio nella stanza dei bottoni. Le discussioni si susseguono incessanti, distogliendo l'attenzione dei dirigenti dalla costruzione della squadra. Ad uno ad uno, ad eccezione di Claudio Mangiavacchi, tutti gli azionisti cedono i loro titoli a De Luca e alla Finanziaria Senese di Sviluppo, ma nonostante ciò non tutto funziona per il verso giusto.Il campionato parte e una serie di rovesci caratterizzano le prime partite, provocando l'allontanamento dell'allenatore Papadopulo. La contestazione monta sempre di più, coinvolgendo tutti i vertici bianconeri.
De Luca, che fino ad allora aveva seguito la società attraverso suoi rappresentanti, decide di occuparsene in prima persona e dopo aver richiamato Papadopulo, lancia proclami per una sicura salvezza. Nessuno ci crede, ma la squadra il suo dovere lo fa. Di vittoria in vittoria l'entusiasmo riaccende gli animi dei tifosi, per raggiungere il culmine nello stadio di Marassi, quando, all'ultima giornata, il Siena, battendo la Sampdoria, timbra una salvezza che rimarrà a lungo negli annali del calcio italiano. E siamo così giunti ad oggi, al campionato della "Lucida Follia", del "Sogniamo la serie A" , dell'entusiasmo di De Luca, della bravura della squadra e dell'allenatore, della gioia dei tifosi, della serie... ma si, è meglio fermarsi qui.
Nicola Natili
Fonte www.acsiena.it